Spese folli, cambi di gestione e progetti fallimentari: la metaformosi alla mediocrità in otto anni

Qualquadra non cosa. Questa frase riassume in pieno la confusione più totale del Milan. Una società caduta nel caos da ormai otto anni ovvero, dall’addio dei senatori. La cosa sin qui è risaputa praticamente da tutti. Quello che non è ben chiaro al popolo milanista, sono le scelte e le direzioni intraprese dalle varie gestioni (inclusa quella di Berlusconi). In breve: dopo aver smantellato una rosa intera nel 2012, i vari dirigenti hanno cominciato con le prime motivazioni del tipo risanamento del bilancio e fiscalità, non entra nessuno se non esce nessuno, mercato limitato, fino al fatidico progetto giovani.

Tutte frasi volte a mascherare continue annate fallimentari, costituite da rose inadeguate e costruite senza un filo logico con allenatori non all’altezza o costretti a lavorare con giocatori agli antipodi delle loro idee di gioco. Tolta la stagione 17/18 del “passiamo alle cose formali”, le altre gestioni ribadivano spesso il concetto di evitare spese folli a causa del bilancio, del contenzioso UEFA ed altre dicerie. Ebbene, nelle ultime cinque stagioni di Berlusconi, il Milan ha speso quasi 240 mln di euro solo di cartellini, risultato: tolta la stagione 12/13, i rossoneri non riusciranno più a qualificarsi in Champions League.

La vera domanda che si sono posti tutti i tifosi e non solo è: ma vedendo Napoli, Lazio, Roma e Atalanta… Ma è davvero così difficile creare una rosa da quarto posto? In otto stagioni, il Milan ha speso la bellezza di 724,5 mln di euro. Quasi 100 mln a stagione: alla faccia del mercato limitato! E nonostante questo, nessun dirigente è più riuscito a creare una squadra competitiva. Eppure bastava un pizzico di lungimiranza e pazienza in più. Evidentemente, i primi a non essere adeguati erano (e sono) proprio coloro che hanno costruito le varie squadre nel corso degli anni. Soldi investiti tanti, risultati ottenuti zero: la metamorfosi verso la mediocrità si è purtroppo compiuta.

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