Houston abbiamo un problema. Fiducia nella dirigenza ma ora il tempo stringe

Houston abbiamo un problema. Che poi in realtà è sciocco pensare di non averne mai avuti. I rossoneri escono vittoriosi contro il modesto Rio Ave, al termine di una prestazione horror e la benedizione della Dea bendata nella lotteria dei calci di rigore. La partita contro i portoghesi è stata semplicemente il campanello d’allarme di un malfunzionamento dell’ingranaggio rossonero, dovuto al sovraccarico di energia che i ragazzi di Pioli, gli stessi 12-13 da ormai cinque mesi, hanno dovuto affrontare senza riposo e senza ricambi, e che ora ne sono giustamente in debito. I primi segnali erano già arrivati nel match scorso di Europa League, nella vittoria per 3-2 contro il Bodo/Glimt che ha fatto nascere la storia d’amore tra Hauge ed il Milan. Dopo quella gara, però, il talento norvegese è stata l’unica operazione della dirigenza rossonera, chiamata a rinforzare ruoli ben più critici degli esterni offensivi.

Abbiamo ripetuto più volte in passato che le base per ripartire è buona. Le fondamenta per costruire qualcosa di importante ci sono, ma queste non devono passare per prodotto finito. A tre giorni dalla chiusura del mercato, è inaccettabile non aver ancora rinforzato il reparto difensivo. Tirare la carretta con i soli Romagnoli e Kjaer (dietro di loro obiettivamente c’è un dislivello tecnico abissale) è un azzardo che potrebbe essere pagato caro. Non è nemmeno perdonabile non trovare un vice Theo Hernandez affidabile sulla sinistra. Il terzino francese è davvero forte ma non è un robot e la pessima prestazione in Portogallo lo ha dimostrato. Ed infine: è inconcepibile non riuscire a sistemare il binario di destra. Serve un giocatore di una certa caratura che dia maggiori garanzie rispetto a Conti e Calabria, sia dal punto di vista fisico sia da quello tecnico.

Il Milan adesso è chiamato ad una stagione lunga e ancor più complessa del solito, visto i tanti impegni ravvicinati e le insidie uscite dall’urna di Nyon in Europa League. Non esiste parlare di “occasioni sul mercato”. La società deve muoversi decisa per assicurarsi i tasselli mancanti per consegnare a Pioli una squadra in grado di poter affrontare tre competizioni impegnative e porsi obiettivi volti a dar continuità ad un progetto che finalmente sembra portare entusiasmo. Rinnovando, dunque, la fiducia alla dirigenza, il popolo rossonero si augura degli innesti per alzare l’asticella stagionale, ma adesso il tempo stringe per davvero. Se il Milan non dovesse prendere alcun rinforzo nei reparti carenti in questo finale di mercato, significherebbe non dar seguito a quanto di buono è stato costruito fino a questo momento. L’entusiasmo di gruppo non è sufficiente per coprire un’intera annata. La coperta è corta e se non verrà allungata a dovere, il Diavolo rischierebbe di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano, come accade ormai da sette anni a questa parte.

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