Milan, è tempo di bilanci: mercato da 7, ma piano con gli allarmismi

Un’altra sessione di calciomercato è giunta al termine, ed è tempo di bilanci. Partiamo dai numeri: il Milan ha speso 23 milioni di euro per Dalot, Diaz, Ibrahimovic, Saelemaekers, Tatarusanu, Kalulu, Kjaer, Tonali, Rebic e Hauge e ha guadagnato 58 milioni dalle cessioni di Biglia, Bonaventura, Gomez, Paquetà, Rodriguez, Reina, Silva, Suso, Halilovic e Laxalt.

La dirigenza è quindi riuscita a rinforzare la squadra, confermare i vari Ibra, Kjaer e Rebic, dare continuità ad un progetto che (finalmente) esiste e registrare un utile di 35 milioni di euro. Non male, no? Un ottimo mercato verrebbe da dire, ma c’è chi storce il naso. Mancava il quarto centrocampista, mancava il centrale, mancava l’ala destra e così via. Ma siamo così sicuri si potesse fare di più, soprattutto in tempo di Covid?

Sembra già passata una vita dall’arrivo di Tonali in grande stile, “Come nelle favole” e migliaia di tifosi che già chiamavano lo scudetto. A 24 ore di distanza dal gong di fine mercato, nonostante l’incredibile rendimento della squadra di Pioli – che non perde dal pre lockdown – e i giocatori che sono arrivati in più, si sente sempre con più insistenza parlare di un’altra stagione fallimentare in arrivo, di una squadra non pronta e di un mercato totalmente insufficiente.

Probabilmente un centrale difensivo in più andava preso, e forse anche il famoso quarto centrocampista (quel Bakayoko al Napoli…). Ma parlare di mercato fallimentare e di squadra non pronta sarebbe ingiusto, e nei confronti di una società che è riuscita a fare il massimo registrando comunque un utile, e nei confronti di una squadra che finalmente è definibile tale, con la S maiuscola. Poi, come sempre, sarà il campo a dare il suo verdetto, ma piano con gli allarmismi.

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