Cosa c’è dietro la fine del progetto Super League. Affari e politica internazionale

Dalla Germania il quotidiano Süddeutsche Zeitung ha ricostruito gli eventi che hanno portato allo stop improvviso della neo nata Super League. La ricostruzione evidenzia che il nuovo progetto è stato affossato dall’intervento dall’alto della Russia e di Abu Dhabi e non dalla volontà di ripristinare i valori di meritocrazia e giustizia sportiva:

“Il proprietario del Chelsea Roman Abramovich avrebbe ricevuto lunedì una telefonata dal Cremlino di Mosca: Gazprom, la più grande società russa, di proprietà parzialmente statale, è main sponsor della Champions League. In estate – prosegue Süddeutsche Zeitung – gli Europei passeranno anche da San Pietroburgo, che dovrebbe ospitare anche la finale di Champions League nel 2022. Lo Zenit è praticamente la squadra di Gazprom. Ecco come la grande politica mondiale ha improvvisamente assunto un ruolo in questa vicenda: Abramovich non ha voglia di infastidire il presidente Putin. Vuole solo divertirsi, col pallone.

Il Manchester City, club di proprietà dell’Abu Dhabi United Group, avrebbe ricevuto una chiamata direttamente da Abu Dhabi. Una volta scoperto che i miliardi della Superlega non provenivano realmente da JP Morgan, ma che l’investimento iniziale proveniva dall’Arabia Saudita, hanno fermato l’operazione”. Il quotidiano tedesco prosegue:

L’anno scorso il Times di Londra ha riferito che Pérez si era aggiudicato il contratto per costruire Quiddiya, il centro di intrattenimento previsto in Arabia Saudita per 6,5 miliardi di euro, una sorta di Las Vegas. In questo modo il Real Madrid ha incassato 150 milioni, in cambio di una pubblicità in cui apparivano quattro giocatori della squadra. In più lo sponsor di maglia del Real è la compagnia aerea Emirates, che ovviamente appartiene agli Emirati Arabi Uniti e frutta 69 milioni di euro”.

L’obiettivo della Uefa e della politica nel far naufragare il progetto della Superlega è lontanissimo dalla tradizione del calcio di strada e del popolo.

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