Euro 2020 a forte rischio. UEFA rimanda l’ Itala e Gravina scrive a Draghi

Come riporta quest’oggi il Corriere della Sera, gli Europei di calcio in Italia sono a rischio. UEFA rimanda l’ Italia e attende una risposta entro 10 giorni per quanto concerne la riapertura degli stadi al pubblico. Ecco quanto scritto da Alessandro Bocci per il Corriere:

L’Europeo dell’Italia è a rischio. L’Uefa, dopo una riunione lunga e tormentata, ha annunciato i nomi delle otto città che hanno ottenuto il via libera. Roma, per il momento, è rimandata. Nel comunicato di Nyon è associata a Dublino, Bilbao e Monaco di Baviera. In realtà le prime due sono quasi fuori dai giochi. Noi e la Germania avremo tempo sino al 19 aprile per chiarire al comitato organizzatore quanti spettatori potranno riempire l’Olimpico e l’Allianz Stadium.

Una richiesta assurda. Siamo in piena pandemia e pretendere di sapere oggi cosa succede tra due mesi è impossibile. Ma l’Uefa non si ferma. Con toni trionfalistici ha annunciato che l’Euro 2020, già spostato al 2021, si giocherà con il pubblico. Londra ha garantito il 25 per cento degli spettatori nei suoi stadi e confida di salire sensibilmente nelle semifinali e nella finale che saranno giocate nella City. Budapest conta di avere lo stadio pieno anche se gli spettatori dovranno attenersi a un protocollo rigidissimo, San Pietroburgo si è impegnata per il 50 per cento degli spettatori ma spera di salire entro la fine di aprile. Al cinquanta per cento anche Baku, la capitale dell’Azerbaigian. Amsterdam, Bucarest, Copenaghen e Glasgow hanno confermato una capienza tra il 25 e il 33 per cento, ma le prime tre sperano di aumentare le percentuali.

Roma, invece, torna al via, in questa specie di assurdo gioco dell’oca. Gravina non è sorpreso. La Federcalcio sapeva che sarebbe arrivato il momento in cui bisognava fornire all’Uefa il numero di tifosi. Casomai, si aspettava di avere un po’ più di tempo. Invece tutto si dovrà decidere in dieci giorni. Il 19 aprile a Montreux, il Comitato Esecutivo dell’Uefa, prenderà la decisione definitiva. All’Olimpico l’11 giugno si dovrebbe giocare la gara inaugurale dell’Europeo itinerante tra Italia e Turchia e successivamente le altre due partite degli azzurri nel girone e un quarto di finale. Tutto ora torna in discussione. Sarebbe una sconfitta per il Paese, fanno sapere da via Allegri. Ma il rischio è concreto. Servirà un duro lavoro diplomatico. La questione è, prima di tutto, politica. Il Comitato tecnico scientifico, chiamato a decidere sulle riaperture, è sempre stato prudente in questo anno durissimo di pandemia e a oggi, con le vaccinazioni che procedono a rilento e l’emergenza che non dà tregua, non cambierà strategia.

Gravina nelle prossime ore contatterà Roberto Speranza, il ministro della Salute, ma la questione è così delicata che dovrà intervenire anche il premier Mario Draghi. Noi e la Germania siamo sulla stessa barca. La Federcalcio tedesca ha promesso il 25 per cento degli spettatori, ma lo ha fatto senza il sostegno del governo. Gravina ha incassato la disponibilità del governo senza però fornire i numeri.

La volontà di non perdere l’Europeo c’è ed è testimoniata dal fatto che il Cts sta lavorando su un protocollo stringente con curve chiuse, ingressi scaglionati e accesso consentito soltanto a chi avrà fatto il tampone con risultato negativo. Resta lo scoglio dei tempi. Dieci giorni sono maledettamente pochi. Il compromesso potrebbe essere un sì condizionato all’evoluzione della pandemia. Vedremo cosa risponderanno Draghi e Speranza. L’Uefa, che deve rimborsare l’eccedenza di biglietti, ha una fretta che non collima con i tempi del virus. La partita è aperta. L’ultimatum di Ceferin rischia di metterci fuori gioco.

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