A lezione di stile: il Milan accetta la sconfitta ed è più forte anche delle ingiustizie

Non è facile parlare di quanto accaduto ieri sera. Cosa si può dire di una squadra che per mezz’ora ha dominato l’Atletico Madrid, salvo poi dover fare i conti con le conseguenze dell’espulsione (assai discutibile) di Kessie? Cosa si può dire di una squadra che ha stretto i denti e ha continuato a resistere, per poi doversi arrendere all’inesistente rigore inventato da Cakir e realizzato da Suarez al 97′?

Se gli zero punti raccolti ad Anfield potevano essere digeriti con relativa serenità, la sconfitta di ieri contro l’Atletico, soprattutto per come è maturata, ha fatto male a tutto l’ambiente rossonero. Fino all’espulsione che ha cambiato la partita, il Milan è stato superiore in tutto, sia tecnicamente che tatticamente. Pioli ha dimostrato di aver imparato la lezione di Liverpool, applicando la stessa aggressività e lo stesso pressing asfissiante e sempre puntuale contro i Colchoneros. Non è un caso se i rossoneri erano passati in vantaggio, mentre è solo un caso se non sono riusciti a trovare anche il gol del raddoppio (quella rovesciata di Leao…).

Leao Milan-Atletico

Il Milan si è dimostrato superiore ad una squadra in cui lo stipendio del solo Simeone (24 milioni di euro netti) è pari a quello degli undici rossoneri titolari ieri sera, Pioli incluso. E se non fosse stato per il rigore nel finale, avrebbe portato a casa un punto contro un club che può permettersi di far entrare, a partita in corso, giocatori del calibro di Griezmann, De Paul, Joao Felix e Lemar.

Ma così non è stato. Il Milan esce sconfitto 1-2 da San Siro, e la cosa che più sorprende è che nessuno ha cercato alibi per una partita che invece ne offrirebbe tanti. “Cresciamo da questi errori” ha detto Leao nel post-match, “Con più attenzione potevamo portare a casa la vittoria” ha aggiunto Pioli. Una prova di stile che testimonia la grande maturità di un gruppo così giovane, capace di accettare la sconfitta e di far tesoro anche delle ingiustizie. La vittoria arriverà, adesso conta solo alzare la testa e guardare avanti: chi si volta indietro non crescerà mai.

Piccola nota a margine: forse sarebbe ora che anche gli arbitri venissero chiamati ad intervenire in conferenza nel post-partita. Basterebbero pochi minuti, solo per spiegare le ragioni di alcune loro scelte.

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