Arrigo Sacchi: “Milan squadra europea, ma deve ancora migliorare. Vi dico in cosa”

L’ex allenatore rossonero Arrigo Sacchi ha concesso un’intervista a La Gazzetta dello Sport, in cui ha riflettuto sui parallelismi che vedono coinvolte Milan, Napoli e Inter, le tre big di oggi e di fine anni ’80. Di seguito le sue parole.

ANNI ’80 – “Il Milan era qualcosa che usciva dai binari della storia. Fu il presidente Berlusconi a dire che noi avevano tre obblighi: vincere, convincere e divertire. Prima i presidenti pensavano soltanto a
portare a casa il risultato. Pensate che lui, come prima mossa, tolse ai giocatori i premi partita e mise i premi a obiettivo: se arrivate terzi, prendete x; se arrivate secondi, prendete y, se arrivate primi… Nel 1988 arrivammo primi e cominciammo la grande avventura.

Il livello tecnico era molto alto in tutto il campionato. Faccio qualche esempio. Il Napoli aveva Maradona e Careca, il Milan aveva Gullit e Van Basten, l’Inter aveva Diaz e Serena e poi Serena e Klinsmann. Insomma, tanti campioni che impreziosivano la scena“.

OGGI – “Se prendiamo il Napoli di Spalletti, il Milan di Pioli e l’Inter di Simone Inzaghi, devo ammettere che ci sono ottimi interpreti e discrete concezioni di gioco. Ma si deve fare di più, si deve avere più coraggio perché soltanto con il coraggio si possono ottenere grandi risultati internazionali. E l’Italia di Mancini sta lì a dimostrare questa teoria“.

MILAN – “Come modo di giocare e di stare sul campo il Milan è una squadra europea. Sta facendo benissimo. Qualche volta, tuttavia, anche i rossoneri devono imparare a prendersi qualche rischio in più. Sono tutti ragazzi, non hanno tanta esperienza e quindi devono sopperire a questo gap con il gioco e con la compattezza del gruppo. Però vorrei vederli più vicini tra di loro, reparti più connessi, in modo che il pressing diventi quasi naturale. Se fai pressing bene, recuperi il pallone in fretta e lo gestisci. E poi serve un maggiore movimento senza palla, perché così si aumenta la velocità della manovra. Comunque, lo ripeto per la millesima volta, ci vuole pazienza: se per fare un bambino ci vogliono nove mesi, vogliamo dare a un allenatore almeno un tre mesi di tempo per costruire il suo progetto?“.

FINALE – “Non sono un mago, però queste tre stanno andando forte, mentre la Juve ha ancora problemi da risolvere. È possibile che sia una lotta a tre. E mi farebbe piacere perché mi riporterebbe indietro nel tempo quando noi del Milan battevamo il giocatore più forte del mondo, dimostrando che una squadra valeva più di un singolo anche se quel singolo si chiamava Maradona“.

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