Il doppiopesismo applicato solo al Milan. Con il derby tornano critici ed esperti: analisi di un’attesa banale

“Tenetemi un posto in curva vicino a voi, perché voglio tifare con voi anche se non sarò lì fisicamente. Il mio cuore sarà seduto con voi lì a San Siro”.

Questo è l’accorato messaggio di Ivan Gazidis al popolo rossonero alla vigilia del derby. E poi ancora:

“Adesso capisco cosa significa la famiglia Milan: un club speciale nel mondo, nel calcio, ma soprattutto nel cuore”.

Famiglia e amore sono due top player dai quali non si potrà prescindere domenica sera. Proprio così. La storia del Milan non è fatta solo di campioni e vittorie ma dietro tutto questo c’è sempre stata una grande unione, un’impeccabile programmazione e un cuore che batte all’unisono. Dalla proprietà agli spalti di San Siro.

Ivan Gazidis

È la storia del Milan e l’AD Ivan Gazidis non ha utilizzato solo frasi di circostanza ma in quasi quattro anni di Milan ha lavorato per ricreare questa atmosfera, per raggiungere questi risultati.

Squadra di qualità, calciatori giovani ed esperti, abbattimento del monte ingaggi, risanamento finanziario e sostenibilità fino al sogno del nuovo stadio. Tutto questo provando a tornare competitivi sul campo per far sognare i tifosi. Ad oggi è possibile mettere la spunta verde su tutti questi obiettivi. Non solo parole, come molti illuminati “analisti calcistici” si ostinavano a voler dimostrare, bensì fatti.

Ed ecco che le parole famiglia e amore non sono solo messaggi da baci perugina ma veri e indispensabili armi per provare a cambiare la storia. Considerare i cugini nerazzurri una bestia nera non è solo pratica scaramantica. È nei fatti. Dall’ultima stagione in cui il Milan è stata famiglia, in tutti i suoi aspetti, non sono più arrivate due vittorie in un campionato. Correva l’anno 2010/11 e il Milan scendeva in campo con la sicurezza di chi non temeva nulla, nemmeno i momenti di difficoltà. La forza arrivava dalla famiglia. Dal presidente, passando dai dirigenti a tutti i lavoratori di Milanello e Casa Milan, fino al San Siro ribollente di passione.

Da allora solo 3 sporadiche e forse casuali e inutili vittorie su 20 derby. Appena 6 pareggi e ben 11 sconfitte. E se si considera la differenza reti, 20 gol fatti e 31 subiti, il divario è stato ancora più abissale. In più loro scenderanno in campo con lo scudetto sul petto e la questione favoriti diventa un dato oggettivo.

A sentir parlare tutti, siamo l’unica delle due squadre di vetta ad aver ottenuto punti tra fortuna e favori arbitrali. E l’unico dato degno di analisi è quello di una squadra in difficoltà che in Champions mostra tutti i suoi limiti.

Occhio anche alle ripercussioni psicologiche post “schiaffi presi in Champions”. Così parlò un ex rossonero in un noto studio televisivo.

La banalità dell’attesa è tutta qui. Non solo il tifoso rossonero ma anche il tifoso avversario ha il diritto di sapere che la teoria “degli schiaffi post Champions”, al momento, non solo non sta in piedi ma fa acqua da tutte le parti. Perché? Basta vedere il percorso post “schiaffi da Champions”: due vittorie (Atalanta e Bologna) e un pareggio (Juventus) dopo Liverpool, Atletico e Porto.

Nessuno può prevedere l’esito del match di domenica ma c’è una sicurezza: qualsiasi risultato reciterà il tabellino del derby, il Milan continuerà il suo percorso di crescita mantenendo salda quella consapevolezza di poter tornare grandi.

Famiglia e cuore è l’unica corazza che può proteggere da qualsiasi schiaffo. E se lo dice uno come Ivan Gazidis che ha mostrato il petto alla vita, senza paura e con coraggio, allora questo Milan è in ottime mani per il presente e il futuro. Solo così più 4, più 7 o più 10, sarà solo un dato da dare in pasto ai piazzisti e alla loro banale retorica del “si però ma non so se, forse …” .  Supercazzole livorose e cieche che non possono distrarre gli uomini di Mister Pioli da un percorso segnato verso un obiettivo chiaro: tornare ad essere “un club speciale nel mondo, nel calcio, ma soprattutto nel cuore” (cit. Ivan Gazidis).

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