“Budget sparito”: Maldini ora dice tutto

Mlian, ora Maldini dice tutto: “Budget sparito”. Le dichiarazioni inedite dell’ex dirigente rossonero.

Paolo Maldini è stato prima tra i giocatori più rappresentativi nella storia del Milan. Innumerevoli gli anni di carriera e i trofei vinti con indosso la maglia rossonera. Poi l’ex difensore è entrato a far parte anche della dirigenza nel 2019 come direttore dell’area tecnica. Con Maldini, il Diavolo è tornato tra i top club del nostro campionato qualificandosi prima in Champions League nella stagione 2020-21 e poi vincendo lo scudetto nell’annata successiva – 11 anni dopo l’ultima volta.

Le cose sono cambiate quando è subentrato il nuovo fondo d’investimento statunitense – RedBird. La posizione di Maldini prima viene confermata ma al termine della stagione – conclusa con un quarto posto e la semifinale di Champions League – viene sollevato dall’incarico a causa di divergenze con la proprietà. Proprio su questo, e non solo, è tornato l’ex dirigente del Diavolo.

Le parole di Maldini sull’esonero da dirigente del Milan e non solo

Di seguito le parole di Paolo Maldini rilasciate all’edizione odierna de La Repubblica. “Non ho parlato prima perché avrei parlato di pancia, il tempo permette serenità. Ci sono persone di passaggio, senza un reale rispetto di identità e storia del Milan e ce ne sono altre legate ai suoi ideali. Quest’ultime converrebbe tenersele strette. Non è facile interloquire con un fondo americano o un Ceo sudafricano”. Poi l’ex dirigente ha proseguito parlando del mercato, smentendo le voci di dissidi con Massara. “Noi non abbiamo mai avuto, né voluto potere di firma: nemmeno per i prestiti. Ogni acquisto era avallato da Ceo e proprietà. I giocatori li abbiamo scelti noi, ma a volte spariva il budget“.

Maldini ha poi rivelato un retroscena riguardo il giorno dell’esonero, lo scorso 5 giugno. “Cardinale mi disse che io e Massara eravamo licenziati. Gli chiesi perché e lui mi parlò di cattivi rapporti con l’ad Furlani. Io, però, non l’avevo mai chiamato per lamentarmi di lui. Le motivazioni mi sembrarono un tantino deboli. Gli obiettivi erano, ipotizzando l’eliminazione dalla Champions League, un turno passato in Europa League e la qualificazione alla successiva Champions. Con la semifinale contro l’Inter abbiamo portato almeno 70 milioni di introiti in più e l’indotto record di sponsor e ticketing”.

L’ex dirigente ha poi continuato parlando proprio di Cardinale. “Con lui, in un anno, solo una chiacchierata, più 4 suoi messaggi. Diceva che dovevamo fidarci l’un l’altro. Io l’ho fatto e come si andata, è noto. Credo che la decisione di licenziarci fosse stata presa mesi prima e c’era chi lo sapeva. Il contratto, due anni con opzione di rinnovo, mi era stato fatto il 30 giugno 2022 alle 22: troppo impopolare mandarci via dopo lo scudetto. Cardinale ci chiedeva di vincere la Champions e io gli spiegai che serviva un piano triennale che ho preparato con Massara e con un mio amico consulente. Preparammo 35 pagine di strategia sostenibile e necessità del salto di qualità, le mandammo a Cardinale, due suoi stretti collaboratori e a Furlani ma non ricevemmo alcuna risposta”.

Le parole di Maldini al veleno verso la proprietà
Maldini parole – LaPresse – spaziomilan.it

Maldini ha poi parlato anche di Pioli. “Va ringraziato, è stato fondamentale per i giovani. Però dargli compiti che esulano dai suoi, senza sostegno, lo renderà sempre più solo”. Tra i vari temi trattati c’è anche Scaroni. “Mi dà fastidio come si raccontano le cose. Il Milan merita un presidente che ne faccia solo gli interessi e che non lascino la squadra sola. L’ho visto spesso andare via quando gli avversari pareggiavano o passavano in vantaggio, magari solo per non trovare traffico, ma puntualissimo in prima fila per lo scudetto”.

Maldini ha poi chiosato parlando dello nuovo stadio. “Il nuovo stadio è stato motivo di scontro. Io non potevo mettere la faccia su un progetto da 55-60 mila posti, quasi tutti corporate. Lottavo per uno stadio più grande e con gran parte dei posti popolari. Vedendo la media di oltre 70 mila a San Siro, avevo ragione”. L’ex dirigente ha poi chiosato dicendo che la storia non si cancella. “L’ho detto prima del mio congedo: oggi comandate voi, ma per favore rispettate la storia del Milan”.

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