Sabatini ok, con o senza Galliani?

Christian Pradelli è giornalista professionista e direttore di SpazioMilan.it dalla sua fondazione, l’8 marzo 2011. Dirige parallelamente il free-press pomeridiano Mi-Tomorrow. Collabora con La Gazzetta dello Sport. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” su Radio Reporter ed è opinionista per Milan Channel. È la voce ufficiale del Milan per TopCalcio24, canale del gruppo Mediapason (canale 114 del DTT).

C’è tanto fermento intorno al futuro di Walter Sabatini. Annunciato l’addio alla Roma, sul direttore sportivo giallorosso si moltiplicano le voci e, tra quelle più forti, non sono mancati gli accostamenti al Milan. Di fatto, non è mistero che i rossoneri abbiano “pagato” la partenza di Ariedo Braida che, in quel ruolo, coniugava in maniera perfetta la sintonia con l’amministratore delegato, Adriano Galliani, e la capacità di scovare piccoli e grandi talenti, giovani e non. Capacità, tra l’altro, che l’ha portato fino al Barcellona, campione di tutto. Non proprio roba da pensionamento anticipato.

Il rapporto tra Sabatini e Galliani poggia saldamente su una sincera amicizia. La stessa che nell’ultimo anno ha permesso a Roma e Milan di chiudere importanti trattative di mercato: da Destro ad El Shaarawy, da Bertolacci a Romagnoli. Insomma, è uno di quei rapporti in cui basta una telefonata per imbastire un affare e un’altra per chiuderlo. Non solo. Sabatini ha dalla sua un’esperienza importante ed è riuscito a portare nella Capitale pezzi da novanta oggi contesi dal mercato di mezza Europa, vedi Pjanic, Nainggolan, Salah. E’ un Ds in grado di muoversi in ogni direzione, capace di fare lobby, di depistare e di piazzare colpi giusti, in entrata e in uscita. Ma è anche un dirigente “popolare”, che rischierebbe di diventare un secondo “gallo” nel “pollaio rossonero”.

Galliani potrebbe vedere non proprio di buon occhio l’arrivo di un manager “ingombrante”. L’attuale ad gode di autonomia assoluta nella costruzione della rosa e un direttore sportivo come Sabatini rischierebbe di suonare come “commissariamento” del ruolo. Il buon senso, invece, dovrebbe far prevalere la bontà di un’occasione importante per ricostruire una struttura solida di osservatori e un nuovo modo di giostrare il mercato, tenendo sempre conto del momento di “vacche magre” in mancanza di introiti europei. C’è chi non scarta l’ipotesi di un Sabatini integralmente al posto di Galliani. Ma qui si aprirebbero scenari francamente oggi al limite dell’utopia.

Twitter: @Chrisbad87

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