Difficile calarsi nella nuova realtà, da apnea…

Sarà una stagione da vivere in apnea per noi tifosi milanisti. Lo sospettavamo già, ma le conferme sono subito arrivate con la sconfitta contro la Sampdoria e la rocambolesca vittoria di Bologna. L’intervista del capitano Massimo Ambrosini rilasciata a Mediaset Premium nel dopopartita è segno della significativa presa di coscienza del ridimensionamento che la compagine rossonera ha subito nell’ultima sessione di mercato. Alzare gli occhi al cielo ad ogni domanda sulla competitività dei rossoneri in questo campionato è quello che accade ad ogni milanista in queste settimane post cessioni illustri.

Non evoluto o no, tifoso da stadio o da divano, il milanista non riesce ancora a calarsi nella nuova realtà e diciamoci la verità, forse non ci riuscirà mai poiché non è nel suo DNA. Sensazione che dovrebbe coinvolgere anche la società che invece sembra essersi fatta colpire dalla sindrome dell’improvvisazione. La storia insegna che la società di via Turati sia tutto meno che una società sprovveduta ed è per questo che la delusione di un mercato sottotono viene accompagnata da una rabbia proporzionale all’amore che si prova per i colori rossoneri. Non si tratta di nomi e figurine, bensì di programmazione che sembra mancare da qualche anno a questa parte. Come una macchina lussuosa invidiata da tutti, il Milan è stato portato in parata in giro per il mondo con a bordo tutti i suoi campioni. Chilometri su chilometri con la targa di “club più titolato al mondo” lucidato ad ogni occasione. Ma questa macchina è da un po’ di tempo che necessitava di un tagliando e adesso che il proprietario si è trovato appiedato da un motore ormai fuso, eccolo guardare il suo giocattolo come un problema quasi ingestibile.

Che una stagione piena di infortuni come quella passata non fosse preventivabile lo sanno tutti. Ma che i senatori fossero vicini alla pensione e non più arruolabili lo si sapeva da tempo ed è proprio qui che cadono le colpe imputabili alla dirigenza. Si ricordano sempre i successi della gestione Berlusconi, ma vengono sempre dimenticate le decisioni epocali che oggi penalizzano la squadra rossonera. E’ stata proprio questa società a decidere di annullare il settore giovanile, riconosciuto da tutti come tra i migliori, che in passato aveva regalato alla prima squadra giocatori del calibro di Baresi, Maldini, Evani, Battistini, Albertini e così via. Non avrebbe dato lustro scendere dall’elicottero a braccetto con un primavera, vero? Quindi basta con l’additare il milanista come un tifoso viziato che vorrebbe sempre l’acquisto di un top player poiché i fautori di questa gestione non siamo di certo noi. Matri e Astori sono le ultime vittime immolate per racimolare monete utili all’acquisto di Ronaldinho.

La politica dei giovani professata davanti ai media vede i migliori giocatori del vivaio rossonero militare in altre formazioni e la rinuncia a Merkel e al promettente Donnarumma ne sono la conferma. Detto questo, reputo alquanto pericoloso consegnare un cantiere come quello rossonero nelle mani di un allenatore come Massimiliano Allegri. Il mister si è dimostrato troppe volte inadeguato nella gestione tattica della partita e nella gestione dello spogliatoio stesso che, a detta di molti, risulta essere sempre al limite della sopportazione. C’e’ chi ha denunciato la cosa e chi invece ha preferito togliere le tende andandosene via. Ma che lo si dica con i congiuntivi e modi sbagliati come Cassano o che ci si trinceri in un signorile silenzio come ha fatto Nesta, il problema non cambia. Le regole al Milan le hanno sempre rispettate tutti, senatori in primis. Indipendentemente dall’ingaggio e dal nome chi entrava a milanello respirava l’aria di un ambiente nel quale conveniva rigare dritto. Nessun passo di brake dance e nessuna cresta alzata con campioni del calibro di Maldini a tirare il gruppo in allenamento. Un Milan lontanissimo da quello attuale che vede proprio i giocatori più acclamati dal pubblico milanista, latitare alla voce produttività ed efficacia.

Il precampionato e le prime uscite della stagione hanno confermato quanto a rendere “stratosferici e incisivi” i centrocampisti Nocerino e Boateng fosse un certo Ibrahimovic. L’ingombrante centravanti accusato di annullare il gioco del Milan con la sua presenza era un peso per gli altri attaccanti, ma una manna scesa dal cielo per gli inserimenti dei centrocampisti. Prepariamoci quindi a rinunciare non solo ai 35 goal dello svedese, bensi anche a parte di quelli dei nostri altri marcatori della scorsa stagione. Il Pazzo e le uscite a farfalla di Agliardi hanno regalato al Milan i tre punti e di questo non c’è milanista che non sia felice. Ma il gioco è davvero un’altra cosa e la qualità a centrocampo è ancora lontana dai nostri standard. Una difesa che, nonostante la buona prova di De Sciglio e Antonini, non può farci dormire sogni tranquilli. La semplicità con la quale Diamanti sia riuscito da solo ad impensierire la nostra intera difesa, fa venire gli incubi al pensiero di sfide scudetto e partite di Champions. E ancora: i secondi tempi durante i quali il Milan migliora sono sintomo di una squadra impaurita all’ingresso in campo.

La carica e la tensione sono argomenti sul quale solo il Mister può lavorare e lo scetticismo da lui denunciato non riguarda tanto la squadra quanto proprio il signor Allegri. Questo problema ha toccato la nostra formazione anche nel finale di campionato dove, nelle sfide di fine stagione, il Milan ha perso la cattiveria ritrovandosi schiaffeggiato in casa dalla Fiorentina e dal Bologna di Ramirez. Le urla di Ibra all’intervallo denunciavano un Milan molle che avrebbe potuto soffrire come poi è stato. Dal pareggio dei viola è iniziato il declino che ci ha fatto perdere uno scudetto oramai nostro. Ma di questo doveva accorgersi e intervenire l’allenatore, non lo svedese. Un presidente esteta come Berlusconi se ne sarebbe accorto se avesse avuto ancora l’attenzione di un tempo per il suo Milan. Sarebbe intervenuto e avrebbe cambiato qualcuno. Ma i tempi sono cambiatii e al milanista di oggi tocca alzare gli occhi al cielo non per vedere elicotteri pieni di campioni volare, bensì per pregare che in 90 minuti ci sia almeno un passaggio in verticale.

Nonostante tutto, forza ragazzi e forza Milan.

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