Un campione che va, un idolo che resta!

Dieci anni indimenticabili“. Ha ragione Andrea Pirlo nel definire con queste parole la sua esperienza al Milan. È stato davvero un decennio che non potrà mai essere cancellato dalla mente di chi ha gioito e si è emozionato di fronte alle geometrie di un calciatore tanto leader carismatico in campo, quanto schivo e riservato fuori dal rettangolo verde. Soddisfazioni infinite, quelle regalate da questo grande campione al popolo di via Turati, sin da quando, nell’estate del 2001, è stato strappato agli odiati cugini nerazzurri. Destini indissolubilmente intrecciati quelli di Pirlo e del Milan. La svolta della sua carriera è praticamente coincisa con l’avvio del grande ciclo ancelottiano, quando il tecnico di Reggiolo ne comprese le straordinarie qualità di regista, schierandolo come vertice basso, davanti alla difesa, nell’indimenticabile “rombo” di centrocampo, che permise al Diavolo di conquistare prima la Champions 2003 e, pochi giorni dopo, la Coppa Italia, dando avvio, di fatto, a un ciclo irripetibile, conclusosi solo quattro anni dopo, e nel quale l’apporto di Pirlo si è rivelato, senza ombra di dubbio, fondamentale.

Ma, in generale, hanno potuto “beneficiare” del suo incommensurabile talento tutti quegli amanti del calcio dai piedi buoni, anzi sopraffini, che, grazie a lui, vedevano disegnate tra il centrocampo e l’attacco linee di armoniosa fantasia, degne dei più grandi artisti del Rinascimento. Uno dei centrocampisti italiani più forti di tutti i tempi, un giocatore praticamente unico nel suo genere, tanto che, per diversi anni, uno degli argomenti più dibattuti tra gli addetti ai lavori è stato quello di riuscire a individuare un sostituto di Pirlo. La conclusione è stata inequivocabile: il vice-Pirlo non esiste, è un giocatore dal quale non possono prescindere né il Milan né la Nazionale, si diceva fino a un anno fa.

Di colpo, tutto è cambiato. Un’incredibile e sfortunata sequela di infortuni ha tenuto il calciatore bresciano fuori dal campo per gran parte della stagione e i rossoneri, vincendo uno scudetto strameritato, hanno dimostrato di poter fare a meno di lui. È stato l’inizio della fine. In un batter di ciglia, il giocatore insostituibile dal piede fatato è diventato quasi uno qualunque. Allegri è riuscito a dare un’impronta vincente al gioco del Milan, un progetto tattico totalmente nuovo, nel quale Pirlo difficilmente avrebbe potuto mantenere il ruolo di direttore d’orchestra. Così, tra i partenti si è alzato sempre più forte il nome di Andrea, fino a giungere alla “divisione consensuale”, come affermato dallo stesso regista.

Disaccordi sull’ingaggio? Può darsi. Intanto, una favolosa certezza, la giornata di mercoledì ce l’ha regalata, e risponde al nome di Pippo Inzaghi, l’Immortale, che chiuderà la sua straordinaria carriera al Milan. Ancora una stagione almeno, forse di più. Un amore indissolubile quello di SuperPippo con i suoi tifosi. E il bomber piacentino ha rinnovato anche, e soprattutto, per loro: “Non avevo particolari pretese, il pubblico dell’altra sera mi ha spinto a continuare con questa maglia“.

Una fiducia incondizionata, ripagata dal giocatore con un impegno che ha pochi eguali e dai tifosi con un tributo da pelle d’oca al suo rientro contro il Cagliari. Raramente si sono viste simili dimostrazioni di affetto da parte di tifosi nei confronti di un calciatore. Tutto lo stadio in piedi, ad acclamare un professionista come pochi, che, in un mondo dominato dal dio denaro, ha scelto di ridursi l’ingaggio fino a 800 mila euro, pur di dimostrare il proprio attaccamento alla sua platea. Lui, che è un campione vero, genuino, formidabile, lui che conosce l’area di rigore come pochi e che ha fatto molti più gol di tantissimi altri suoi colleghi che percepiscono ingaggi da capogiro.

Ma a SuperPippo i soldi non interessano più di tanto. Lui continuerà lottare, fino a quando avrà forze, per battere record, per superare Raul in quella sfida straordinaria tra due magnifici campioni che ci dirà chi è stato il miglior marcatore della storia delle competizioni europee. Lotterà per regalare ancora emozioni incredibili al suo popolo. Un popolo che, da oggi in avanti, acclamerà il suo beniamino ancora più forte di prima, augurandosi di poter urlare, “per un paio di anni ancora”, “Ohi ohi ohi, ohi ohi ohi, Pippo Inzaghi segna per noi“.

Antonio Bellantoni

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