Il 4-2-Clarence sta germogliando: prima analisi… e primi limiti

Ormai è chiaro a tutti, il nuovo Milan di Clarence Seedorf sarò formato attorno ad un modulo ben delineato: il 4-2-3-1. Lo ha detto il tecnico olandese nella sua prima conferenza stampa da allenatore rossonero, lo ha messo alla prova ieri sera contro il Verona, lo ha ulteriormente confermato nelle dichiarazioni del post partita. Si punterà tutto sulla qualità dei giocatori davanti, su un possesso palla più convinto e continuo, sull’estro dei tre che fungeranno da rifinitori davanti all’unica punta. E, se per il nostro campionato questa filosofia di gioco può essere una novità (solo il Napoli di Benitez in Serie A gioca in questo modo), in Europa ci si è arrivati già da tempo e squadre del calibro di Real Madrid, Manchester City, Arsenal, Chelsea, Bayern Monaco, Borussia Dortmund (solo per citarne alcune) ne hanno costruito le loro alterne fortune.

Ma, vedendo la partita di ieri alcuni dubbi sorgono spontanei. E sia chiaro, non per ciò che riguarda il modulo che sembra davvero essere quello più propenso per risollevare le sorti del Milan, ma se non altro per ciò che riguarda gli interpreti che lo dovrebbero attuare. Balotelli, per esempio, sembra non trovarsi a proprio agio nel ruolo di prima punta e continua a dare il meglio di sè quando, spostato sull’esterno può accentrarsi per provare la conclusione o finalizzare per la prima punta. Passando ai trequartisti impiegati ieri, risposte contraddittorie sono arrivate dal trio fantasia. Il migliore contro il Verona è sembrato Robinho che però continua ad essere sempre troppo fumoso e ha continui cali di rendimento durante la gara. Honda è apparso ancora troppo indietro nella preparazione e ci vorrà del tempo per inserirlo al meglio nei nuovi schemi a lui fin qui sconosciuti. Kakà ha iniziato bene ma poi si è pian piano perso anche se alla fine è stato decisivo con il rigore conquistato.

Valter Birsa è entrato nella ripresa e lo ha fatto male ed in generale appare troppo spaesato da rifinitore esterno. A tutto questo si devono aggiungere gli infortuni di El Shaarawy e Pazzini. Il primo per applicazione, caratteristiche tecniche e modo di muoversi in campo, sarebbe l’elemento perfetto da schierare a sinistra tra i tre ma, purtroppo, quest’anno non si è visto mai, dovrebbe rientrare a fine marzo e la sua condizione fisica ed atletica resta una grossissima incognita. Il secondo rappresenterebbe l’uomo da rigore ideale per giocare nel nuovo modulo ma, anche lui, è tornato ai box e ci starà per almeno un mese. Considerando che, tra Campionato, Coppa Italia (facendo i dovuti scongiuri) e Champions, il Milan avrà per i prossimi due mesi degli impegni ravvicinati uno con l’altro, la domanda sorge spoontanea: si deve tornare sul mercato per procurarsi una mezzapunta che aiuti la squadra a sostenere il 4-2-fantasia?

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