Napoli: Cavani fa paura, la difesa non brilla

Il Napoli, tornato alla vittoria nel corso dell’ultimo turno di campionato, dispone delle carte in regola per vincere l’incontro in scena sabato sera. Caricati dalla bolgia del San Paolo, i partenopei sanno esprimersi al meglio. Sta di fatto che Mazzarri, motivatore e tattico di valore, dispone di elementi in grado di fare la differenza: Marek Hamsik e, soprattutto, Edinson Cavani. Se il matador annovera nel proprio repertorio abilità da finalizzatore di prim’ordine, accompagnate da qualità con la palla tra i piedi e spirito di sacrificio, Hamsik si distingue per senso del gioco, tecnica di base, personalità e abilità nell’effettuare inserimenti. Ma non finisce qui. Oltre al fatto che Cavani venga affiancato da una promessa del calibro di Lorenzo Insigne, che fa della rapidità la sua arma migliore, bisogna segnalare la presenza di un centrocampo in grado di mettere in circolo grinta e dinamismo. Sulle fasce, il Napoli presenta podisti come Maggio, Zuniga, Dossena e Mesto, che spingono con regolarità e furore ma non trascurano la fase di contenimento. L’animus pugnandi presentato sulle corsie laterali figura anche in mezzo al campo. Inler e Dzemaili garantiscono solidità e doti d’interdizione e, al crearsi di varchi, non rinunciano a provare la conclusione.

Filosofia di gioco: Mazzarri schiera il Napoli con un 3-4-1-2 che presta attenzione agli equilibri e pone l’accento sull’intensità e sull’aggressività. Gli esterni correranno alla follia, al fine di guadagnare il fondo e dispensare traversoni e passanti per Cavani. In mezzo al terreno di gioco, i padroni di casa faranno densità: Hamsik ripiegherà con costanza, per dare man forte ai mediani, guiderà le azioni di rimessa e proverà a garantire imprevedibilità alla manovra. Non appena potrà, tenterà l’incursione. I partenopei si chiuderanno a dovere e rimarranno corti, con i centrali di centrocampo di tendenza bloccati e impegnati nella fase di rottura e i laterali che saliranno e si abbasseranno in base alle situazioni, per poi ripartire con efficacia e immediatezza. E sfruttare qualsiasi nostro errore.

Lacune: sul lungo andare, specie a centrocampo e in difesa, il Napoli rischierà di commettere ingenuità. Come visto in occasione di alcuni incontri di cartello, capita che la squadra si disunisca nel momento decisivo, per via di forcing affrettati e di un’organizzazione tattica di stampo difensivo presentata dalla squadra avversaria.  La retroguardia è composta da lottatori che basano il proprio gioco sul furore e sulla potenza, incappando però a volte in amnesie ed errori di posizionamento. Ecco allora che, quando il centrocampo sarà costretto ad abbassare il ritmo, gli uomini di Mazzarri concederanno occasioni. E De Sanctis non è una saracinesca: alterna miracoli a svarioni, non assicura continuità di rendimento. Messo sotto pressione, con tiri da fuori, può andare in difficoltà.

Come batterli: Allegri dovrà abbandonare quel 4-2-3-1 che, a dispetto delle apparenze, non fornisce certezze. Bisognerà accantonare Emanuelson, portatore di inconcludenza, e inserire un incontrista in più. Per forza. Il Milan, dal momento che non si troverà nelle condizioni di fare la partita, avrà il compito di giocare da provinciale. Saremo chiamati a chiuderci e aspettare sulla nostra trequarti le avanzate del Napoli, con i mediani bloccati e i terzini occupati in prevalenza nella fase di copertura, al fine di attaccare di rimessa non appena avremo guadagnato la palla. Per via dell’inefficacia dell’intero reparto offensivo, eccezion fatta per El Shaarawy, l’ideale sarà scendere in campo con un 3-5-2. Con cinque centrocampisti, potremo fronteggiare il Napoli in parità numerica a metà campo. Con un folto pacchetto arretrato, che la metta sulla fisicità, Cavani incontrerà maggiori difficoltà nello sfondare. E godendo di un raggio d’azione ampio, El Shaarawy si troverà nelle condizioni di non garantire punti di riferimento e di mettere in mostra le proprie doti migliori. Trattasi dell’unica via d’uscita, almeno per salvare il salvabile…

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